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> Destinati a vivere in comunione con Dio (MED07)

DESTINATI A VIVERE IN COMUNIONE CON DIO

Secondo la volontà di Dio, fin dal principio gli uomini sono stati destinati a vivere in comunione con Lui. Per questo motivo, indipendentemente dalla loro religione o dalla loro razza, essi hanno la brama di adorare un essere supremo. Tutti sentono in sé un desiderio indefinibile di rendere omaggio a qualcosa o a qualcuno, a prescindere da come questo omaggio viene poi praticato. Se l’uomo non trova qualcosa di religioso a cui rendere omaggio, allora si rivolge alle ricchezze, alle passioni, allo sport, a qualche altro passatempo o anche ad un idolo. Questa profonda brama che ogni uomo, ricco o povero, porta in sé può essere soddisfatta per sempre soltanto con ciò che è divino. Gli Ebrei credenti pregano al Dio che si è presentato a loro personalmente al tempo di Mosè come il Dio d’Israele. Un vero ebreo può credere solo all’unico Dio, perché Egli stesso disse: “Ascolta, Israele: il Signore Iddio nostro è l’unico Signore” (Deuteronomio 6:4). Nell’Antico Testamento le parole “Signore Iddio” — «Yahweh– Elohim» stanno scritte più o meno 6700 volte. Gli Ebrei credenti aspettano da un momento all’altro la venuta del Messia e la ricostruzione del Tempio, come era stato loro promesso. Anche i Musulmani pregano il Dio unico che essi chiamano Allah. Il loro profeta Maometto credeva che il Messia era stato generato dallo Spirito, negava però la crocifissione di Cristo. Per lui, Egli era un grande Profeta e Messaggero di Dio, che Dio prese alla fine del Suo ministerio, ma non il Redentore e Signore. Maometto predicava il monoteismo assoluto, ma non aveva nessuna comprensione per la rivelazione di Dio in Cristo e per la necessità della redenzione. Gli Indù credono nella loro trinità principale che consiste in Brahma, il creatore, Visnu, il preservatore, e Siva, il distruttore e rinnovatore, come pure in una moltitudine di dèi e pongono la loro fiducia nella dottrina che l’uomo ritorni nella vita futura eventualmente come animale e attraversi un continuo processo di purificazione finché raggiunga il traguardo finale. I Buddisti credono nello stesso modo alla reincarnazione e puntano sulla meditazione. Come nell’Induismo e nell’Islam, anche nel Buddismo si cerca invano un messaggio divino che esprima la salvezza e una speranza per l’Eternità, compresa la vittoria sulla morte. Però, una religione senza la salvezza e una vera speranza non è una religione vana? Quel che importa è la «volontà di Dio» rivelata e confermata nella quale l’uomo deve lasciarsi inserire. Ci fu un periodo in cui i primi uomini vissero in diretta comunione con Dio il Signore nel giardino di Eden. In questa condizione originale di innocenza non conoscevano né sofferenza né dolore, né malattia né morte. Come creature dell’Eterno, essi erano destinati a vivere in eterno. Dio il Signore li aveva dotati di libero arbitrio, in modo che potevano prendere le proprie decisioni che avrebbero significato vita o morte; potevano scegliere tra il bene e il male, tra l’ubbidienza e la disubbidienza, tra la fede e l’incredulità. Così è ancora oggi per noi tutti. Fin dall’inizio, si trattò dell’ubbidienza ed è proprio in ciò che essi mancarono, prima Eva, poi Adamo. Lei diede ascolto alle argomentazioni e alle bugie di Satana sotto forma di serpente, fu sedotta, cadde in trasgressione e trascinò con sé Adamo. Così il peccato originale era compiuto e, tramite la trasgressione del comandamento di Dio, tutti e due caddero sotto l’influenza del diavolo e dovettero morire. Dio il Signore attuò la Sua minaccia e li cacciò dal giardino di Eden. La comunione con Lui fu interrotta, sofferenza, malattia e morte vennero sopra tutta l’umanità, benché il nemico avesse promesso: “No, non morirete affatto… e sarete come Dio…” (Genesi 3:4-5). Nessuno se ne lavi le mani e dica: «Ed io, cosa c’entro?», poiché ogni uomo e ogni donna, ogni ragazzo e ogni ragazza avrebbero agito esattamente come Adamo ed Eva — sì, lo fanno ancora oggi. Dio conosce noi tutti e sapeva già che nessun uomo sarebbe stato in grado di osservare i Suoi comandamenti e le Sue prescrizioni. Tuttavia, nella Sua giustizia, Egli li ha emanati affinché riconoscessimo le nostre trasgressioni e la nostra disubbidienza verso di Lui. Se non ci fosse alcuna legge divina, nessuno potrebbe essere convinto della sua trasgressione, e nessuno potrebbe vedere la necessità del perdono e della redenzione. Noi tutti siamo nati in questo mondo separati da Dio e per Lui perduti e, per questo motivo, abbiamo bisogno della salvezza e di essere riconciliati con Lui. La coscienza ammonisce tutti, anche coloro che non hanno mai udito il messaggio divino e che non hanno mai letto la Sacra Bibbia. Ogni persona sa quando mente, imbroglia, ruba o fa qualcosa di vietato. Tutti, poveri o ricchi, buoni o cattivi, sono diventati colpevoli davanti a Dio. Che nessuno dica: «Io non ho ucciso nessuno, non ho fatto male a nessuno, quindi non sono colpevole». Il giusto giudizio di Dio è stato pronunciato su tutti, per questo tutti debbono morire. Nella vita non c’è veramente nulla che sia così certo come la morte, perché “è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio” (Ebrei 9:27). Siamo responsabili delle nostre azioni. Con il peccato originale, la comunione con Dio venne interrotta. Ma Egli si ricordò di noi ed Egli stesso aprì una via verso di Lui per mezzo di Colui che poté dire: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14:6). Nel Suo immenso amore e nella Sua grande misericordia, il Signore stesso venne a noi, affinché noi potessimo venire a Lui. Poiché abbiamo peccato in questo corpo terreno, Egli dovette assumere un corpo simile al nostro affinché in esso, quale Sostituto per tutta l’umanità e quale unico Innocente, Egli potesse prendere su di Sé il peccato di noi tutti e riconciliarci con Dio. Ciò avvenne in Gesù Cristo, il nostro Signore, che ancora oggi chiama: “Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e io vi darò riposo” (Matteo 11:28). Le persone che oggi vengono a Lui, quando suonerà per loro l’ultima ora, potranno affidare a Lui il loro spirito ed essere certe che Egli darà loro la stessa risposta come al malfattore: “Io ti dico in verità che oggi tu sarai con me in paradiso” (Luca 23:43). Tuttavia chi vive consapevolmente senza di Lui morrà anche senza di Lui. Beati sono solo coloro che vivono con Cristo e che muoiono in Lui: “Nessuno di noi infatti vive per sé stesso, e nessuno muore per sé stesso; perché, se viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore” (Romani 14:7-8; Apocalisse 14:13).  


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Krefeld 27.04.1983

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